iPod

iPod

Tira su con il naso. È una ragazza sui trent’anni, viso piccolino incorniciato da un caschetto scuro, molto folto e disordinato. Sopra gli zigomi alti, due occhi grandi e scuri. Ha il naso un po’ congestionato e le labbra sembrano più bianche del dovuto. Sale il gradino aiutandosi con la barra di sostegno e si siede. In mano ha un lettore mp3. Il più noto tra tutti. È di qualche anno fa, bianco opaco. Prende posto e tira su con il naso. Il dispositivo emana luce. Lo tiene con due mani, passandoci sopra il pollice destro, come a volerne pulire la superficie. È un gesto metodico che inganna la discrezione e trattiene il mio sguardo. Resto a fissarlo per qualche secondo. Poi di nuovo tira su con il naso ed è come se mi svegliassi da un torpore. Mi allontano da quel movimento che ora più che una pulizia sembra una carezza. Cerco un punto da fissare, lontano. Per non guardare. Ed ecco il naso, di nuovo. Tira su. Un’altra volta. E ancora. Con durate sempre diverse. Alcune lunghe e a scossoni, altre corte e brusche. All’improvviso si porta sul volto la mano, chiara quasi quanto il suo iPod. Spinge verso dietro la pelle sotto gli occhi. Poi la fa scendere piano e prolunga l’azione sistemandosi sciarpa e colletto. Continuo a sentire il suo naso, sembra quasi in affanno, respira male penso, finché non emette un sospiro. Lungo. Lunghissimo. Lo nasconde sotto le dita. Intercetto i suoi movimenti con la coda dell’occhio. La mano è ancora sul suo volto. C’è un movimento diverso, quasi uno scatto, rapido e nervoso e capisco che ha raccolto una lacrima.

Quando la mano ritorna sul display la seguo.
La luce si fa più intensa.
E appare il titolo, tutto scritto in maiuscolo: papà – dicembre 2011.

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