Palla al centro.

Palla al centro.

Gli chiedo di allungare una mano per toccarlo. Lui è un po’ indeciso perché ha visto che sta parlando fitto con qualcuno e non vuole disturbarlo: sempre educato e rispettoso il buon vecchio Alex. M è a pochi metri. Alzo una mano nella sua direzione, mi intercetta con lo sguardo e solleva la testa con uno scatto breve, in segno di saluto. Nel locale c’è un concerto. Chi più, chi meno sta provando a goderselo. F è po’ sconsolato. Si aspettava una maggiore affluenza. Per essere dove siamo, il numero di persone non è poi così scoraggiante. Ma non riesco a dargli torto ed esprimo solidarietà. Quando anche l’ultimo brano della cantante bolognese finisce scambio qualche parola con amici e conoscenti che non vedrò per un bel pezzo. Come da copione si finisce a parlare di musica e di lavoro. Non so perché accada, ma va sempre così.
Saluto e vado verso l’uscita.
M mi ferma facendomi una richiesta.  “È la domanda che di solito fanno i pusher per abbordarti”, gli dico.

Ride. Ci spostiamo insieme verso la porta.
Il nuovo filtro delle Lucky Strike che gli offro devia la conversazione su argomenti che non esistono e che quindi possiamo inventare di sana pianta e senza regole.
Palestra di idee senza guinzaglio.

M è contento di vedermi. E mi fa piacere sentirglielo dire. È un artista di tutto rispetto, talentuoso ed intuivo. Con grandi capacità. E una dose di coraggio creativo che infonde carattere alle sue opere più personali. Un orgoglio per la città. O così dovrebbe essere.

Ma, soprattutto, è una bella persona.

“Noi ci siamo frequentati poco, ma ci siamo sempre trovati a nostro agio quando ci siamo visti. Già ai tempi delle scuole vedevo in te una persona …diversa. Come si può dire? Un animo gentile, onesto.
Ed è la stessa cosa che sento vedendoti trent’anni dopo.
Essere leali, non voler fregare il prossimo. Essere veri. Come te. Sai, è questo che voglio riuscire a insegnare a mia figlia. Che a fare i furbi non ci si guadagna molto. Prendi quel gradasso o quel tal altro bullo, te li ricordi? Ora sono confinati in lavori umili che, per carità: ci mancherebbe pure che questo possa mai essere motivo di derisione, ma da loro non ci va nessuno. I loro negozi, le loro officine sono vuote. Perché le persone non si fidano di gente così. Pensavano solo a sé stessi, fin dalla scuola. E quelli che erano sono rimasti. Nessuna crescita dell’anima.
È questo che succede a fare come loro: ecco cosa voglio dire a mia figlia.
Ed ora che ti ho visto mi è tornato in mente.

Parole e gesti che arrivano inaspettati e che spazzano via i frantumi di pensieri che da qualche giorno sporcavano il cuore. E arrivano proprio quando ti eri trovato a valutare quanto poco fosse servito essere leali e trasparenti con altre persone.
Rimette la palla al centro M, come facevamo da ragazzini nel cortile della scuola. E le sue parole non prendono tempo. Lo allungano.
Facendoti tornare la voglia di giocare. Grazie, M. 

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